Geotrail Garnitzenklamm
Sull’intero percorso si aprono viste mozzafiato, costantemente accompagnate dalle scroscianti cascate d’acqua del torrente Garnitzen, che scava in profondità nella roccia e la leviga, offrendoci scorci affascinanti all’interno delle montagne e delle rocce.
Ma l’acqua non è l’unico elemento all’opera. Sono molte, in realtà, le forze che contribuiscono alla formazione di una forra e di un paesaggio. Il sentiero geologico della forra del Garnitzen è un esempio straordinario di come queste forze agiscano e la roccia stessa ne determini la formazione.
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Basta un solo sguardo nella forra del Garnitzen per individuare sui due lati del torrente la caratteristica che contraddistingue le forre: le pareti rocciose quasi verticali. In ciò sta anche la differenza rispetto ad una gola, che ha infatti pareti meno ripide.
Le pareti rocciose di questa forra sono formate da fasce calcaree di colore grigio chiaro, la roccia che predomina lungo il sentiero geologico. Appena al di sopra del torrente si individua la seconda roccia dominante: scisti di colore grigio scuro.
La formazione della forra risale sicuramente all’ultimo periodo glaciale, la glaciazione Würmiana. Naturalmente i torrenti esistevano anche in precedenza, ma sul loro percorso possiamo fare solo delle congetture. Con lo scioglimento dell’ultimo ghiacciaio di ca. 20.000 anni fa, affiorarono quantità inimmaginabili di detriti prodotti dal gelo della glaciazione. Questi detriti furono portati a valle dal torrente Garnitzen che si caricò di una forza erosiva talmente potente da permettergli di penetrare nel profondo della roccia.
La forza erosiva dell’acqua continua tuttora ad agire, seppure in forma più attenuata, abbassando il fondo della forra.
PUNTO DI SOSTA 2: le fasce calcaree – un motore gigantesco
Qui lo sguardo s’imbatte in un’imponente parete rocciosa di fasce calcaree con superfici estremamente lisce. La formazione di queste pareti di grande impatto è dovuta alla collisione che qui avvenne, in tempi lontani, tra fasce calcaree e scisti per l’intervento di forze di inimmaginabile grandezza, le cosiddette forze endogene, generate all’interno della terra. L’attuale vicinanza dei due pacchi di rocce è quindi il risultato di questi processi di traslazione. Ora però si vedono solo queste fasce calcaree impressionanti. Gli scisti più teneri sono già stati erosi.
Queste rocce vengono definite fasce calcaree, poiché presentano un’alternanza di diversi strati colorati, attribuibile alla presenza dei minerali accessori contenuti nella roccia calcarea (ad es. clorite verde). Da alcuni ritrovamenti fossili, organismi fossilizzati, si ipotizza che queste fasce calcaree si siano depositate in un mare di circa 380 milioni di anni fa, ossia nel Devoniano.
Ad esse si sovrapposero rocce più giovani e quindi presero inevitabilmente parte a due orogenesi. Per la compressione generata la roccia calcarea fu trasformata in un marmo scistoso a grana grossa. Nonostante ciò, il nome della formazione è rimasto legato all’originale roccia sedimentaria, calcarea, appunto, e quindi non descrive l’attuale metamorfica.
PUNTO DI SOSTA 3: il faggio – quando la roccia si spacca con la forza delle radici
Un paesaggio nasce dall’interazione di molte forze. L’intreccio delle radici del faggio è una dimostrazione sorprendente di una delle forze che plasmano la superficie della terra. Tutte queste forze vengono definite come esogene.
Con il loro accrescimento le radici sviluppano forze tanto grandi da riuscire a spaccare pezzi di roccia enormi o manti d’asfalto. Questo processo viene definito “spaccatura da radici”, un sorta di erosione. La roccia però viene soltanto frantumata ma non modificata a livello di composizione.
La frantumazione tuttavia favorisce altri processi di erosione, poiché attraverso di essa la superficie della roccia aumenta, offrendo un bersaglio più ampio ad acqua e acidi che ne modificano la composizione con la formazione di nuovi minerali.
La frantumazione della roccia, la sua rimozione e trasformazione fanno scomparire nell’arco di milioni di anni intere montagne e paesaggi.
PUNTO DI SOSTA 4: gli scisti – un punto debole
In questo punto la forza di erosione dell’acqua ha fatto affiorare in modo molto evidente la seconda roccia più importante del sentiero geologico, ovvero gli scisti grigi.
Gli "scisti" sono originariamente frutto della deposizione marina in prossimità della costa. I fiumi convogliarono nella Tetide i detriti fini, erosi da una catena montuosa da lungo tempo scomparsa. Si tratta di condizioni risalenti all’incirca a 450 - 330 milioni di anni fa. L’assenza di fossili negli scisti non consente però alcuna datazione precisa. Analogamente alle fasce calcaree, gli scisti furono ricoperti da strati di rocce più giovani e presero parte a due orogenesi. Per la compressione generata, gli scisti furono compattati ed anche leggermente deformati (metamorfosati). La scistosità delle rocce è molto più marcata di quella delle fasce calcaree, in quanto queste ultime, diversamente dalle rocce calcaree granulari, sono formate da minerali fogliettati (Sericite e Clorite). Pertanto esse contrappongono alla forza scavatrice del torrente Garnitzen una resistenza minore di quella delle rocce calcaree compatte.
PUNTO DI SOSTA 5: il percorso della forra – un braccio di ferro
In questo punto, dalla cosiddetta “Ida-Warte” si può ammirare una cascata che scroscia su fasce calcaree di colore grigio chiaro. Sotto la cascata le rocce calcaree s’incontrano lungo una linea di dislocazione con gli scisti soggetti a maggior erosione. Con dislocazione s’intende un indebolimento della formazione rocciosa dovuto ad una precedente collisione. Gli scisti e la dislocazione seguono un andamento in direzione est-ovest. Entrambi costringono quindi il torrente proveniente da sud a svoltare verso est, poiché la resistenza che oppongono all’acqua è minore di quella delle rocce calcaree compatte.
In realtà, al di sopra dell’Ida-Warte, il torrente scorreva attraverso gli scisti da sud verso nord. Ma ancor prima - come si nota sotto l’Ida-Warte - seguendo gli scisti e le dislocazioni aveva un andamento est-ovest. Qual è dunque la possibile spiegazione di questi due cambiamenti estremi di direzione in presenza di una sostanza rocciosa rimasta immutata?
A prescindere dalla roccia, dalla pendenza ecc., la direzione dell’acqua è determinata anche dalle fessure presenti nella roccia stessa. Nella forra del Garnitzen queste fessure, che si sviluppano da nord a sud, sono presenti soprattutto nelle fasce calcaree. É verosimile che siano state decisive per il primo cambiamento netto di direzione da est-ovest a nord-sud.
PUNTO DI SOSTA 6 : le marmitte fluviali – vortici d’acqua profondi
In questo punto di sosta lo sguardo si spinge nella parte più stretta della forra del Garnitzen. Qui il torrente è penetrato in profondità nelle fasce calcaree di colore verde-rosso-grigio forgiando impressionanti marmitte fluviali, denominate anche “tonfani”.
Le marmitte fluviali sono cavità cilindriche, che si formano quando l’acqua corrente s’imbatte in un ostacolo nel letto del torrente e viene costretta a ruotare sempre nello stesso punto. All’interno della marmitta l’acqua scorre con maggiore velocità e fa girare vorticosamente i detriti che trascina con sé. Questi detriti rafforzano l’azione dell’acqua, che abbassa il letto del torrente poiché aumenta l’abrasione della roccia. La maggiore velocità dell’acqua determina anche un’asportazione più rapida del materiale eroso.
Delle cavità di forma simile vengono generate dall’acqua di fusione anche al di sotto dei ghiacciai. In quel caso sono denominate marmitte glaciali.
PUNTO DI SOSTA 7: le pieghe – nella morsa dell’orogenesi
In nessun altro luogo come nella parete rocciosa che ci sta di fronte, la forra concede una visuale così straordinaria all’interno di una montagna e della roccia. Le pieghe che affiorano nella roccia ci lasciano tra l’altro intuire le forze che intervengono nella formazione delle montagne. Le rocce vengono compresse come in una morsa fino a formare delle pieghe.
Nella parte sinistra della parete l’acqua ha quasi lucidato a specchio le fasce calcaree. Grazie agli strati dai colori diversi queste fasce ci mostrano in modo esemplare il modo in cui è avvenuto il corrugamento. Più oltre, sempre a sinistra, si può notare come la roccia sia poco appariscente quando manca la lucidatura dell’acqua.
Quasi al centro della parete l’acqua ha fatto affiorare una grande piega ondulata che si estende dagli scisti neri ricchi di quarzo del settore inferiore della parete fino alle fasce calcaree chiare soprastanti. Nello strato scistoso la piega non è ben identificabile, poiché reagisce al carico di compressione diversamente dalle fasce calcaree.
All’estrema destra, appena al di sopra del torrente, si intravede una piega netta. Qui gli strati di roccia hanno formato una piega di 180 gradi!
PUNTO DI SOSTA 8: il masso erratico – un regalo dell’era glaciale
Accanto al ponte, sulla sponda del torrente, si trova un grande masso laminato di colore rosso-grigio. È uno dei più belli delle Alpi Carniche. Ad un’osservazione più attenta si individuano sulla sua superficie delle strutture reticolari. Sono formate da particelle argillose scure che racchiudono nuclei calcarei più chiari. Le rocce che presentano tali strutture sono denominate “flaser”. La loro formazione non è ancora stata chiarita in modo univoco.
Oltre alla sua bellezza questo flaser di circa 400 milioni di anni presenta anche un’altra particolarità: la sua presenza qui. Queste rocce infatti sono praticamente assenti nel bacino di drenaggio del Garnitzen. Non può quindi essere stata l’acqua a portarlo nella sua attuale posizione. Eppure c’è una spiegazione plausibile.
Durante l’ultima glaciazione l’intera valle del Gail era ricoperta dal ghiaccio fino a quasi 2.000 m di altitudine sul livello del mare. Un ghiacciaio, contrariamente all’acqua, può “inondare” passi e spartiacque. Dobbiamo quindi la presenza di questo masso nella forra del Garnitzen alla forza di trasporto del ghiacciaio del Gail. Questo tipo di rocce che vengono trascinate a valle da un ghiacciaio sono definite massi erratici o trovanti.
PUNTO DI SOSTA 9: le rocce più diverse – un atto di forza collettivo
Il letto del torrente della forra del Garnitzen ci affascina fin dal primo momento per la straordinaria bellezza delle sue rocce che sono il frutto di forze congiunte. I colori delle fasce calcaree chiare dominanti e degli scisti sono moltiplicati dalle rocce che il torrente Garnitzen trascina con sé dalla parte posteriore della forra.
Là, le montagne e le pareti sono composte da rocce completamente diverse da quelle che s’incontrano lungo il sentiero geologico. Ci sono arenarie rosse, conglomerati colorati di calcare conchilifero, tufi di sorgiva molto porosi color ocra, dolomia quasi bianca ed anche rocce calcaree e scistose di diversi colori. Alcune di queste rocce ospitano anche piccoli animali fossili marini. Tutto questo è ben visibile osservando da questo punto di sosta.
La maggior parte di queste pietre si è fortemente arrotondata lungo il percorso. Ma ci s’imbatte anche in esemplari spigolosi che hanno un cammino breve alle spalle. Provengono infatti dalle pareti rocciose nelle immediate vicinanze.
Nota
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- 12 Waypoint
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